Global Commodities Conference 2025: un bilancio

L’edizione 2025 della Global Commodities Conference – l’evento di punta della Lugano Commodity Trading Association – si è svolta il 23 e 24 giugno presso l’iconico LAC di Lugano. Oltre 200 leader e professionisti del settore si sono riuniti per due intense giornate di dibattiti ricchi di spunti, dedicati all’analisi del mutevole panorama geopolitico e del suo profondo impatto sui mercati finanziari e sul commercio delle materie prime.
La conferenza di quest’anno è stata sostenuta da un prestigioso gruppo di sponsor: Fidinam Group Holding come Platinum Sponsor; Axion SWISS Bank come Dinner Sponsor; Banca Zarattini, Sirius Energy e Telf come Gold Sponsors; e Cornèr Banca, Filhet-Allard Maritime e London Metal Exchange come Silver Sponsors. L’evento si è svolto sotto il patrocinio della Città di Lugano e con il supporto di partner istituzionali quali la Camera di Commercio e dell’Industria del Canton Ticino (Cc-Ti), SUISSENÉGOCE e la Zug Commodity Association, ed è stato amplificato da una partnership mediatica con il Corriere del Ticino.
Cerimonia di consegna dei diplomi – Certified Commodity Trading Specialist Diploma
La conferenza si è aperta con la cerimonia di consegna dei diplomi alla seconda edizione del programma formativo Certified Commodity Trading Specialist, conclusosi nel gennaio 2025. Quindici dei diciassette diplomati sono stati premiati sul palco dal presidente della LCTA Matteo Somaini e da Cristina Campana di Alma Impact: Zoran Anastasov, Brando Berti, Andrea Crespi Bel’skij, Andrea Brambilla, Gabriella D’Aleo, Ievgeniia Dmukh, Alessio Figliolia, William Kucera, Svitlana Lomatschinsky, Riccardo Maffi, Lorenza Michelini, Stefano Negri, Kaveh Nicjoo, Massimiliano Zanetti e Ilenia Zendri (assenti: Raùl Blanco Cañeque e Meltem Meshur).
Alessio Figliolia ha ricevuto il Best Student Award dal co-fondatore e presidente di Alma Impact, Alberto Stival.
Conversazione a tu per tu con Sergio Ermotti
Uno dei momenti più significativi è stato il fireside chat con Sergio P. Ermotti, CEO del gruppo UBS. Ermotti ha conversato con il vicepresidente di LCTA, Roberto Grassi, e con il pubblico su temi di grande attualità, tra cui le prospettive economiche globali e l’integrazione in corso di Credit Suisse, che sta procedendo con successo. Al di fuori della Svizzera, la grande maggioranza dei clienti è già stata trasferita e, entro la fine del primo trimestre del 2026, anche quelli con sede in Svizzera completeranno la migrazione.
Ermotti ha evidenziato la notevole resilienza dei mercati finanziari nonostante gli shock geopolitici, sottolineando come i mercati si siano mantenuti sorprendentemente stabili alla luce degli eventi recenti. In merito alla presunta crisi del dollaro, ha osservato come manchino alternative concrete, a causa dei vincoli strutturali e politici che pesano sulle altre principali valute e mercati dei capitali.
Parlando di commercio, Ermotti ha espresso un cauto ottimismo riguardo a futuri accordi tra Stati Uniti, Europa (compresa la Svizzera) e altre regioni, prevedendo un’evoluzione verso il regionalismo, piuttosto che una piena de-globalizzazione. Quest’ultima, ha sottolineato, comporterebbe una forte contrazione dell’economia globale.
Ha infine ribadito la posizione di UBS sugli aggiornamenti proposti dal Consiglio federale alle normative bancarie “too big to fail”, avvertendo che un aumento dei requisiti patrimoniali comporta costi più elevati e limita la capacità di erogare credito. Ha concluso ricordando che, in ultima analisi, la fiducia rappresenta il vero capitale del sistema bancario.
Complessità geopolitica e resilienza del settore
Matteo Somaini, presidente della LCTA, ha aperto la seconda giornata della Global Commodities Conference 2025 riconoscendo la necessità, per le aziende del settore, di adattare il proprio modello di business a un contesto caratterizzato da protezionismo, incertezza e frammentazione globale. Ha sottolineato come i partner strategici, come le banche, affrontino sfide proprie e si adattino a ritmi diversi.
Somaini ha accolto con favore il gruppo eterogeneo di esperti presenti, evidenziando la crescente rilevanza strategica delle economie mediorientali e il ruolo sempre più marginale dell’Europa nei dibattiti globali. Ha infine riconosciuto l’impatto degli attuali sconvolgimenti geopolitici, sottolineando come questi temi siano divenuti centrali nell’attuale scenario internazionale.
Cina e l’economia globale
In un keynote coinvolgente, la professoressa Keyu Jin (HKUST Business School e Harvard) ha illustrato il ruolo in evoluzione della Cina nell’economia globale. In un contesto caratterizzato da crescente frammentazione commerciale e tensioni con gli Stati Uniti, Jin ha descritto una Cina impegnata in una strategia di “ricalibrazione”: rafforzare l’autosufficienza mantenendo al contempo un’apertura selettiva verso i mercati internazionali.
Pur proteggendo il proprio modello economico e l’indipendenza politica, la Cina sta gradualmente aprendo settori come la finanza e i servizi alle iniziative private. A livello interno, Jin ha riconosciuto le sfide strutturali – crisi del settore immobiliare, consumi contenuti, disuguaglianze regionali – ma ha evidenziato il dinamismo delle nuove generazioni, maggiormente connesse a livello globale, come possibile motore di cambiamento.
Nel campo tecnologico, ha osservato come le restrizioni esterne (ad esempio i controlli alle esportazioni imposti dagli USA) abbiano stimolato un maggiore investimento interno in innovazione, con l’obiettivo di conquistare la leadership nei settori emergenti.
Il suo intervento ha sottolineato il percorso di trasformazione misurata della Cina, finalizzato a gestire le turbolenze, ridefinire gli scambi commerciali e avanzare nello sviluppo tecnologico.
Scosse geopolitiche e incertezza strategica: un mondo sull’orlo del cambiamento
Nel suo keynote, Emily Harding (Center for Strategic and International Studies, CSIS), ha riflettuto sui recenti sconvolgimenti geopolitici – dagli sviluppi in Iran ai nuovi equilibri globali – come segnali di un cambiamento più ampio dell’ordine internazionale.
Ha descritto come potenze quali Russia, Cina e Stati Uniti stiano plasmando il contesto globale attraverso approcci sempre più transazionali e assertivi. La politica americana sotto Trump, ha spiegato, è caratterizzata da un “disaccoppiamento strategico” dalla Cina nei settori critici, guidato dalla volontà di rafforzare la resilienza interna e ridurre le dipendenze. Questa strategia si inserisce in una visione populista che valorizza la sovranità economica, mette in discussione i meccanismi multilaterali e punta sul consenso interno.
Harding ha affrontato anche le tensioni interne agli Stati Uniti – inflazione, disuguaglianze, sfiducia nelle istituzioni – e l’impatto accelerato di tecnologie come l’intelligenza artificiale e la biotecnologia. Ha concluso con cauto ottimismo: pur in un contesto politico instabile, l’innovazione tecnologica e la ricerca di stabilità da parte del settore privato potrebbero contribuire a orientare il sistema verso una nuova sostenibilità, a patto che la governance riesca a tenere il passo.
La certezza dell’incertezza: il futuro turbolento della politica e dell’economia globali
Nel suo keynote, l’economista e autore Alan Friedman ha descritto il clima geopolitico ed economico attuale come caratterizzato da un’incertezza persistente, alimentata da leadership imprevedibili, politiche volatili e dall’ascesa globale del populismo.
Ha definito l’approccio del presidente Trump come protezionista ed erratico, esprimendo preoccupazioni sugli effetti destabilizzanti dei dazi commerciali. Ha invece sottolineato la maggiore coerenza strategica della Cina, soprattutto nella gestione delle relazioni internazionali e nella pianificazione economica.
Friedman ha evidenziato la crescente frammentazione della politica globale, i legami più stretti tra regimi autoritari e l’instabilità politica negli Stati Uniti. Ha messo in guardia contro i rischi della deglobalizzazione, i mutamenti negli assetti commerciali e l’incertezza sulla solidità a lungo termine del dollaro, suggerendo che l’Europa potrebbe emergere come un’area più attrattiva per gli investimenti.
Concludendo, ha tracciato un parallelismo storico con il periodo interbellico, avvertendo che l’attuale ondata di populismo e polarizzazione potrebbe minacciare le istituzioni democratiche e la stabilità globale. Ha invitato a mantenere alta la vigilanza nel navigare un mondo sempre più imprevedibile.
Tavola rotonda degli esperti: energia, rivalità USA-Cina e intelligenza artificiale
Moderato da James May (DITH), il panel ha visto la partecipazione di Emily Harding (CSIS), Alan Friedman, Mattia Giussani (Sirius Energy) e Nikolai Litvinenko (Telf), che hanno affrontato i temi più urgenti dell’attuale contesto geopolitico ed economico.
Il dibattito è partito dagli sforzi dell’Europa per rafforzare l’indipendenza energetica in risposta alle recenti crisi globali, con i relatori che hanno sottolineato il ruolo chiave delle rinnovabili e dell’innovazione per garantire la sicurezza a lungo termine.
Successivamente, l’attenzione si è spostata sulla competizione strategica tra Stati Uniti e Cina, in particolare nel contesto della manifattura e del controllo delle filiere delle energie rinnovabili. Nonostante le sfide, i relatori hanno concordato sul fatto che investimenti mirati e riforme politiche potrebbero aiutare gli Stati Uniti a rafforzare la propria posizione.
Ampio spazio è stato dato all’intelligenza artificiale, discutendone l’impatto dirompente in settori come l’energia e la finanza, i rischi legati alla sicurezza informatica e le preoccupazioni per un possibile utilizzo bellico. La sessione si è conclusa con un appello condiviso per una maggiore cooperazione internazionale e un rinnovato impegno diplomatico, strumenti fondamentali per gestire l’incertezza e sostenere la stabilità globale.