COMMODITY
TRADING
Assieme a Londra e Singapore, la Svizzera gioca oggigiorno un ruolo fondamentale nella negoziazione di materie prime a livello mondiale.
Storicamente, ovvero sin dai primi decenni del ventesimo secolo, merci quali il cotone, il caffè ed il grano hanno avuto una lunga tradizione d’intermediazione attraverso la Svizzera. In seguito, le contingenze delle guerre mondiali, la neutralità elvetica, un tasso di cambio flessibile, nonché la stabilità politica ed economica del Paese hanno facilitato l’insediamento di tali attività di negoziazione.
Si pensi alle dinamiche della Guerra Fredda, al cotone egiziano degli anni ’60, alla crisi petrolifera degli anni ’73-’74, agli sviluppi della Russia post-sovietica e così via. Tutto ciò, assieme ad una panoplia di peculiarità tipicamente elvetiche – tra cui una fiscalità leggera – ha contribuito a rendere la Svizzera particolarmente attrattiva per l’insediamento e lo sviluppo del commodity trading.
Per quanto riguarda il nostro Paese è risaputo che Ginevra negli ultimi decenni ha puntato moltissimo su questo settore al punto che oggi sull’arco lemanico sono presenti quasi 400 società, un fatturato che si aggira attorno agli 800 miliardi di franchi ed un’occupazione diretta che supera le 6’000 unità. E le merci oggetto di negoziazione sono parecchie: soft commodities (cereali, zucchero, caffè, cotone), petrolio, acciaio ed altro ancora.
LUGANO
ED IL COMMODITY TRADING
In questo contesto molto specifico anche la piazza di Lugano si è ritagliata una fetta di mercato importante – soprattutto nell’acciaio, nei metalli di base, nell’oro, nel gas, nel carbone ed in parte anche nelle soft commodities – posizionandosi oggi in una situazione di tutto rispetto.
Il commodity trading a Lugano è composto da pressappoco 90 aziende che contribuiscono in maniera importante alle entrate fiscali nonché al PIL del cantone Ticino (quest’ultimo dato è in crescita costante ed ammonta a circa il 2% in linea con il dato a livello svizzero). In questo settore sono occupate direttamente ed indirettamente circa 1’500 persone altamente qualificate che ruotano attorno a competenze ben specifiche: spedizioni, trasporti, finanziamento delle operazioni, assicurazioni dei rischi, problematiche giuridiche, conoscenze di lingue straniere e così via.
I fattori che hanno contribuito allo sviluppo del commodity trading nel cantone Ticino sono parecchi. In sintesi, citiamo i più importanti:
- Stabilità politica ed economia in un Paese neutrale fortemente dominato da una lunga tradizione di rapporti diplomatici universali.
- Sistema legale basato sul principio della certezza del diritto e fondato su un’ideologia liberale che limita al massimo l’ingerenza statale.
- Infrastrutture di trasporto e di comunicazione particolarmente efficienti.
- Sistema bancario tradizionalmente solido composto da banche universali e da banche specializzate in grado di servire le esigenze specifiche del trading.
- Condizioni fiscali vantaggiose sia per i nuovi insediamenti sia per le realtà già ben radicate. In generale queste società di trading possono essere trattate come società ausiliarie e beneficiare pertanto di una tassazione favorevole in considerazione della preponderanza dell’attività estero su estero.
- Sistema formativo di alta qualità e flessibile grazie all’università della Svizzera italiana e alla scuola universitaria accompagnate da percorsi formativi specifici organizzati dalle varie associazioni di settore.
- Posizione geografica favorevole sull’asse nord-sud che attraversa l’Europa. Pochi chilometri separano Lugano, da Milano, da Ginevra e da Zurigo. La vicinanza al settore industriale del Nord Italia e le affinità culturali e linguistiche hanno contribuito all’insediamento di società di trading specializzate nella fornitura di materia prime all’industria italiana.
- L’italianità nella cultura e nella lingua nonché l’ottima padronanza dell’inglese, del tedesco e del francese hanno favorito l’insediamento di realtà con origini molto diverse (italiani, arabi, turchi, russi, tedeschi, americani, ecc.)
- Posizione favorevole in termini di fuso orario per operare con tutto il mondo nell’arco della giornata lavorativa.
La figura del trader di materie prime
Il trader è un intermediario che gioca un ruolo importante nella catena del valore che comincia dal fornitore di materie prime e si conclude con l’utilizzatore finale del bene prodotto. Chi si occupa di negoziazione di materie prime, abitualmente acquista la merce da un produttore per cercare di rivenderla a quelle aziende che si occupano della trasformazione, ad altri intermediari oppure direttamente agli utilizzatori finali; tutto ciò cercando di ricavare il margine di guadagno maggiore e di garantire l’efficienza della catena. In altre parole, il trader si occupa di coadiuvare l’incontro di domanda ed offerta, normalmente collocate in diverse aree geografiche fornendo al contempo sia al fornitore che al cliente – a qualsiasi livello della catena del valore – una serie di servizi addizionali che richiedono competenze specifiche. Quindi, i diversi attori della catena del valore concentrano le proprie risorse e le proprie attività sul proprio core business, mentre il trader si occupa di piazzare la merce facendo capo alle proprie conoscenze del mercato, del trasporto, della logistica, dell’accreditamento e del finanziamento di queste operazioni.